Come capire l´efficacia di un sistema di difesa personale

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Chi studia un sistema di difesa personale ci si deve inevitabilmente confrontare con l’efficacia delle sue tecniche. Se alleno una modalità di difesa in ambito reale non posso trascurare la verifica dell’utilità delle mie tecniche; altrimenti non saprò mai se potrei essere in grado di difendermi in caso di aggressione. Considerando che anche una volta testate le mie abilità non è detto che io sia in grado di cavarmela nel mondo reale…
Ma come si misura la validità di un sistema di difesa personale?
Solitamente si cerca di riprodurre una situazione di pericolo e si prova a reagire a tale situazione applicando i principi del sistema.
Ci sono però alcuni accorgimenti da adottare per evitare di cadere nella trappola delle false valutazioni. Se non si presta attenzione ad alcuni dettagli fondamentali si può giungere alla errata conclusione che il proprio sistema sia efficace anche quando non lo è affatto.
Vediamo assieme questi punti fondamentali.
Supponiamo di trovarci nello scenario in cui ci sono un praticante del sistema e un avversario che gioca il ruolo dell’aggressore.

1. Nessun limite di movimento.
L’avversario deve poter utilizzare qualsiasi impostazione desideri. Non deve essere condizionato da alcun limite. Se, ad esempio, il praticante lavora con posizioni basse, l’avversario deve potersi muovere come ritiene più opportuno, in posizioni basse, alte, saltando, correndo, etc. Sicuramente “l’aggressore reale” non si limita con alcun tipo di regolamento.

2. Aggressività
Se nel mondo reale un aggressore pericoloso non limiterebbe i suoi movimenti, tanto meno si porrebbe dei limiti sull’aggressività, la forza o l’energia impiegate nell’eseguire gli attacchi. Spesso ho visto dimostrazioni basate su azioni caratterizzate da tecniche eseguite a velocità ridotta e senza alcun tipo di incisività. In un contesto del genere qualunque stile di qualunque disciplina guadagnerebbe lo stesso grado di efficacia.
È necessario essere “sinceri”. Non significa farsi del male per capire: non è necessario colpirsi forte per verificare un sistema. Utilizzando le protezioni classiche (guantoni, guantini, caschetti, etc.) e anche riducendo la potenza dei colpi si può comunque arrivare a capire se si è in grado di proteggersi da un attacco oppure no.

3. Continuità
Quante volte avete visto praticanti che per dimostrare le loro abilità esordivano con la frase “tirami un pugno”? E poi eseguivano la loro tecnica sul singolo pugno mentre l’avversario attendeva la fine della tecnica stessa.
Nella realtà un attacco pericoloso è costituito da più colpi, di braccia, gambe, gomiti, ginocchia, etc. Se si desidera mettersi alla prova, è su attacchi continui che bisogna farlo.

4. Reazione
E quando si esegue la propria tecnica l’avversario non rimane inerme. Reagisce. Cerca di liberarsi, di colpire, di mettere in pratica le proprie abilità. Subire la tecnica è il classico “atteggiamento da allenamento”, nel quale si consente al proprio compagno di corso di interiorizzare i movimenti prestandosi come sparring inattivo. Ottimo metodo nella fase di studio, ma inutile nella fase di test.

5. Ripetitività e diversità
Rispettati i precedenti punti non è sufficiente eseguire un singolo test per validare l’esperimento. È utile mettersi in gioco con tipologie di attachhi e avversari diversi. Le variabili in combattimento reale sono molteplici.

Questi sono i punti che personalmente considero fondamentali nello studio e nella pratica della difesa personale.
Ci sono poi altre variabili che è bene tenere in considerazione ai fini della verifica, come ad esempio la possibilità di trovarsi contro più avversari, o l’eventualità di dover affrontare aggressori armati, oltre che le possibili varianti che derivano dallo spazio e luogo nel quale si combatte.
Tuttavia sono convinto che se i primi 5 requisiti non sono completamente soddisfatti ha poco senso avventurarsi in test ancora più complessi.

Cosa ne pensate? Quali sono i vostri parametri di valutazione in campo di difesa personale?

Una risposta

  1. Sicuramente si possono ottenere dei livelli altissimi con i punti sopra elencati. Ormai la difesa personale è sulla bocca di tutti i praticanti di arti marziali. Anche i cosiddeetti tradizionalisti del kung fu si stanno avventurando in un mondo che fino a qualche anno fa veniva considerato a parte (e quindi non parte integrante del kung fu….mi riferisco alle applicazioni reali).
    Mi sento di aggiungere una cosa: per quanto un praticante possa essere preparato fisicamente, con le sue tecniche, possa essere aggressivo, ecc… ricordiamoci che ci sono alcune variabili che posso sovvertire l’esito di uno scontro: l’adrenalina, ciò che ci circonda (pietre, bastoni, eccc…) sono alcune di questi.
    Con qesto voglio dire a tutti i praticanti di difesa:”non sentitevi mai invincibili, perchè basta un colpo della domenica per vanificare anni di apprendimento nelle arti marziali…..sempre su la guardia

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