27 novembre 1940: 75 anni fa nasceva Bruce Lee. 75 anni sono tanti: non male per un vecchietto. Si, va bene: è morto nel 1973, quindi non è che in video e pellicole vediamo un 75enne. Non male per essere un vecchietto di nuovo, lo stesso: è evidentemente vivo in tutta la sua irrompente presenza nel mondo delle arti marziali. Tutti lo vogliono: i "discendenti" del Jeet Kune Do se lo contendono tra Jeet Kune Do Concepts e Jeet Kune Do Original.
Mica solo loro: quelli del Wing Chun – Wing Tzun – Ving Tsun che sia dicono che il suo Jeet Kune Do era "solo" un´interpretazione di Bruce dello stile di Ip Man. Quelli del Kung Fu Tradizionale dicono che era "solo" un praticante di Kung Fu che non ha finito lo stile. Quelli dell´MMA dicono che era il "fondatore" dell´MMA. Sapete, dopo questo oceano di virgolette, credo di poter dire che è stato Bruce Lee a "fondare" la mia scuola di arti marziali.
Recuperando un po´ di oggettivitá: cosa ha realmente fondato Bruce Lee? Il Jeet Kune Do: qui possiamo togliere le virgolette allo sfruttatissimo termine <<fondare>>. E invece no. Secondo la mia opinione, Bruce Lee non ha fondato proprio niente. Qualcuno penserá che si tratti di un´affermazione forte. Eppure io sono pienamente convinto che, se fosse in vita, non solo non sarebbe d´accordo, ma rabbrividirebbe nel sentirsi definire come il fondatore del Jeet Kune Do. E sono ugualmente convinto che non si puó comprendere la vera essenza del Jeet Kune Do restando soltanto sul suo aspetto tecnico.
Insomma: bisogna scomodare il filosofico. Ma attenzione: la filosofia è una cosa seria, proprio come lo è la cardiochirurgia per un chirurgo. Non vi improvvisate cardiochirurghi: se siete minimamente intelligenti, non andrete da un medico che opera un paziente a cuore aperto a dirgli "la vostra" su cosa si debba fare. Parimenti, se volete comprendere la filosofia del Jeet Kune Do e di Bruce Lee dovreste studiare. Prima di tutto: le sue fonti. E non bastano quattro parole in croce di un testo di Krishnamurti, prese da un libro che vi ha consigliato tra un gancio e l´altro il vostro maestro o, ancora peggio, prese su qualche sito di aforismi.
Non bastano perché Bruce Lee non era un tizio che fonda uno stile su qualche idea che gli è venuta in mente partendo dal suo. Lee era un filosofo nel senso forte e serio del termine, e mi avventurerei addirittura a definirlo come professionista. Non era uno che "dice la sua" come il vostro amico sognatore che usa romantiche parole per comprendere la vita il sabato sera al Sushi bar. Era uno come Kant, Hegel, Spinoza, Heidegger. Qual è la differenza? Ancora una volta: le fonti. Il vostro amico ha come fonte soltanto la sua fantasia e le sue domande sull´esistenza. I filosofi, oltre a questo, possono contare sul fatto di aver studiato quello che già hanno detto gli altri prima di loro. E per ogni loro pensiero principale potete risalire alla sua fonte di studi.
È per questo che mi ripeto: il Jeet Kune Do in quanto sistema di combattimento è stato fondato o da Ted Wong (Original) o da Dan Inosanto (Concepts). La riprova è incredibilmente sotto gli occhi di tutti, eppure invisibile: le due discipline sono molto diverse, ma entrambe si vogliono derivate da Lee. E la differenza va ben al di lá di quella che potete trovare dall´Hung Gar della famiglia Lam e quello della famiglia Chiu, tra il Wing Chun e il Wing Tsun o cose del genere.
Bisogna però spezzare una lancia in favore dei praticanti di Jeet Kune Do inteso come arte marziale, ovvero una serie di regole e principi che hanno come obiettivo la difesa personale e il combattimento non regolamentato. Sono spesso atleti di grande livello e sanno bene cosa voglia dire essere efficaci in strada. Quindi ci sta che la loro arte marziale abbia un nome, in quanto è stilisticamente ben diversa dalle altre e con tratti peculiari e riconoscibilissimi. E ci sta che il nome sia Jeet Kune Do. Voglio però citare lo stesso Lee per fargli dire come, secondo lui, il Jeet Kune Do per come fu pensato sia qualcos´altro.
<<Per capire il Jeet Kune Do, getta alle ortiche tutti gli schemi, tutti i modelli, tutti gli stili e lo stesso concetto di ciò che è o non è ideale nel Jeet Kune Do […] L´arte del Jeet Kune Do consiste nel semplificare. È essere se stessi, è la realtá nella sua essenza; ed essenza significa libertà nel vero senso del termine; non lasciarti condizionare da vincoli, limitazioni, parzializzazioni, complessità>>. (Lee 1975, pp. 16 – 17).
È abbastanza chiaro: non devi prendere come sistema di regole per combattere nemmeno il Jeet Kune Do. Esso coincide semplicemente con la tua libertá di esprimere te stesso piuttosto che un sistema preordinato. Poi c’è il discorso del semplificare, e qui di solito si dice che il Jeet Kune Do rifugge dal superfluo per andare al sodo: la semplicità. Ma qui non si tratta solo del semplificare un modo di combattere per renderlo più efficace e meno arzigogolato. Quando Lee dice <<semplificare>≫, secondo me intende liberarsi da tutto ciò che viene imposto dall’esterno. La semplicità di Lee non è la semplicità del combattere efficace: è la semplicità dell’essere se stessi liberamente, senza dover dar conto ad un sistema preordinato di regole. Ed è qui che incontra Krishnamurti (Krishnamurti 2009).
<<Questa sera capisco una cosa completamente nuova, e la mia mente percepisce questa novità; ma domani, quando cercherò di rinnovare questa sensazione, il piacere di provarla, questa esperienza diventerà meccanica>>. (Lee 1975, p. 20)
<<Il Jeet Kune Do favorisce l´informalità, quindi può adottare tutte le forme; non avendo uno stile proprio utilizza tutti gli stili, si adegua a tutte le circostanze […] Non devi respingere l´impostazione classica solo per reazione. Così facendo creeresti solo un altro modello e te ne renderesti schiavo>>. (Lee 1975, pp. 23 – 24)
L´ultima frase descrive perfettamente il grande fraintendimento del Jeet Kune Do inteso come arte marziale. È successo esattamente questo: esso è il risultato della reazione all’impostazione classica. Ma, come ogni cosa, dopo essere stato novità è diventato una gabbia meccanica. Quando si dice che il Jeet Kune Do è uno "stile non stile" e che può prendere tutte le forme, queste ultime non si riferiscono tanto agli stili di combattimento. Lee intende che esso si cela in ogni libera espressione individuale e sincera. Il Jeet Kune Do non è un’arte che prende pezzi delle altre arti per adattarli al combattimento. Esso è ognuno di noi praticanti sinceri, nel momento in cui invece di ripetere meccanicamente uno stile, ci mettiamo del nostro senza vincoli.
Quindi non ci sono solo due Jeet Kune Do (Concepts e Original), ma tanti quanti i praticanti sinceri. E sapete perché bisogna essere sinceri e onesti? Perché altrimenti anche il primo ignorante con un giorno di pratica potrebbe dire <<Fantastico, allora non c’è bisogno di imparare nulla, basta che mi esprimo e quindi faccio quello che voglio>>. Questo tizio sarebbe libero solo di essere schiavo della propria ignoranza: non c’è arte senza studio e impegno.
<<Il Jeet Kune Do è un’arte non fondata su tecniche e principi. È esattamente come è colui che la esercita […] Quando senti dire che il Jeet Kune Do è diverso da <<questo>> o da <<quello>>, non ti formalizzare: è solo un nome>>. (Lee 1975, pp. 154 – 157)
Ragazzi, ce lo sta dicendo senza troppe storie: il Jeet Kune Do non è un’arte marziale. È il praticante stesso, nel momento in cui si esprime sinceramente e liberamente. E se per caso senti dire che il Jeet Kune Do è questo e quello lì invece è un’altra cosa, non ci badare troppo: non è quello il senso. <<Solo un nome>> non significa che è solo un modo di chiamare un sistema. Anche <<Hung Gar>>, <<Ebmas>> e <<IMS>> sono solo modi di chiamare un sistema. Cosa credete che siano? Con <<solo un nome>> Lee intende dire che in qualche modo bisognerà pure concettualizzare questo esprimersi liberamente per poterne fare un percorso fattibile da tutti. Ognuno per sé, ognuno diverso dagli altri, ma un viaggio del tutto e personalmente peculiare.
Il Jeet Kune Do può sicuramente esistere come arte marziale. In quanto tale, però, non è molto diverso dallo Shaolin, da qualsiasi stile di Kung Fu Tradizionale, dal Karate o dal Krav Maga. Ha solo regole diverse, ma resta sempre un sistema a cui un insegnante cercherà di adeguare i suoi allievi. Il Jeet Kune Do pensato da Lee è invece ogni praticante che cerca se stesso più che uno stile. Non c’è un Jeet Kune Do, ma tanti quanti chi lo comprende.
BIBLIOGRAFIA MINIMA:
– Lee, Bruce, Jeet Kune Do. Il libro segreto di Bruce Lee, Edizioni Mediterranee, Roma 2010.
– Krishnamurti, Jiddu, La mia strada è la tua strada, Oscar Mondadori, Segrate (MI) 2009.
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Una risposta
Bruce Lee rappresenta per me, il più Grande Maestro del Jet Kune Do in assoluto e il Numero uno di tutti i Tempi…