Nell´immenso panorama delle arti marziali c´è spesso anche un´immensa confusione. Degli esperti, che mostrano ovviamente di avere le idee chiare. Solo che ce le hanno sulla loro arte marziale, che naturalmente è la migliore in assoluto e le altre possono godere al massimo di un politically correct <<Si, ma poi ognuno fa ció che preferisce, sono solo punti di vista: si puó arrivare in cima alla montagna partendo da qualsiasi lato della sua base>>.
Per i navigati, spesso insegnanti, la confusione si basa sulla certezza di fare il meglio. Il problema è che la confusione piú grande ce l´hanno i neofiti che si avvicinano alle arti marziali per la prima volta: ma con tutti questi stili, discipline e pareri discordanti, alla fine che cosa devo scegliere? Facciamo un pochino di ordine, sperando di aiutare qualche aspirante guerriero a districarsi un po´ meglio nella rete di Marte.
Il potere della tradizione. Le arti marziali tradizionali
Sono quelle fissate nelle menti di chi è stato bambino o adolescente negli anni 80 e 90, in cui il mito di Karate Kid e Bruce Lee era ancora forte. Quelle del <<Dai la cera, togli la cera>>, che seguono quindi un programma di allenamento basato sull´apprendimento di un movimento a vuoto, fuori dal combattimento, per poi applicarlo contro un compagno che simula un aggressore. Uguale uguale a quando Daniel-san comprende il senso di aver lustrato le auto, pulito la casa e ridipinto lo steccato del Maestro Miyagi. Se subite il fascino dei kata/tao lu, queste sono le arti che fanno per voi: Karate, Kung Fu, Viet Vo Dao.
Il potere dello stupore. Le arti marziali acrobatiche
Un neofita vede un tizio che fa un calcio volante, tre giri su se stesso candendo poi in spaccata a terra. E commenta: <<Porca miseria, quello lí se ti prende ti rovina!>> Poi, mentre fa zapping in un caldo pomeriggio di agosto, si imbatte distrattamente in una gara olimpica di ginnastica artistica e pensa… beh, non pensa niente. Al massimo <<Peró, che agilitá e che acrobazie incredibili>>. Ma non gli viene in mente che quei ginnasti sono dei killer. Il luogo comune è duro a morire: se sei un alieno nelle acrobazie, sei un alieno nel combattere. Purtroppo o per fortuna questo non è vero per niente, ma una cosa è certa: se non ve ne frega niente di difendervi o combattere e volete sentirvi come dentro a un film di Jet Li o Jackie Chan, queste sono le arti che fanno per voi. Esempio principe: il Wushu moderno.
Il potere… del potere. Le arti marziali interne
Anche queste qui godono di una certa elaborazione cinematografica. Sono tutte quelle che parlano continuamente di energia ed espressione della forza attraverso il corpo e lo Shen Fa, etc. Sullo schermo: l´Hokuto di Kenshiro, l´onda energetica di Goku, l´ Hadoken di Ken e Ryu di Street Fighter. Certo, cinema, televisione, fumetti e videogiochi ne hanno dato una rappresentazione portata all´estremo: onde di energia e gente che esplode. Ma a ben vedere, anche nella realtá è pieno di gente che mette KO avversari senza nemmeno toccarli. Grazie al Qi. O il Ki, se preferite. Quindi Taijiquan, Aikido, Yi Quan, Nei Kung etc. I piú svegli, almeno, "applicano" le tecniche con contatto, ma sempre e solo dopo averle studiate per millenni a vuoto. Perchè? Perchè prima di applicare bisogna capire come far uscire la forza, e quindi via giú di Tao Lu per ere geologiche. Rapporto forme/applicazioni = 100 a 1.
Il potere… quel che si puó. Le arti marziali da difesa personale
"Potere" quindi non come sostantivo, ma come verbo: il <<poter fare qualcosa>>. Per chi studia un´arte da difesa reale – e sottolineo: reale – non si tratta di ristrutturare la casa a Miyagi, saltare da un palazzo all´altro o preparare bolle di energia. A lui interessa solo trovare il modo per non farsi spaccare la faccia da un tizio che ha deciso che vuole proprio spaccargliela. Si tratta di provare a non farsi uccidere da un malintenzionato armato di coltello. Di saper gestire un´aggressione ai danni suoi e della sua famiglia. Si risottolinei: trovare il modo, provare e gestire. Aumentare quindi, attraverso l´allenamento, la probabilitá di uscire indenni da un combattimento non regolamentato. Piedi per terra e training onesto e costante. Esempi: Jeet Kune Do, Wing Chun, Krav Maga.
Il potere del ring. Le arti marziali sportive
La voglia di confrontarsi e mettersi alla prova, ma in un contesto sicuro. Combattere si, ma rispettando il proprio avversario, che ci sta davanti con i nostri stessi obiettivi. Certo, a volte si trascende e qualcuno la prende troppo sul personale, e magari stacca via un orecchio a morsi al rivale. Ma questa non è la regola: quasi sempre al suono della campanella ci si abbraccia a prescindere da chi abbia vinto. Si combatte con regole precise, solo uno contro uno, in un contesto e uno spazio (ring, lei tai, tatami o gabbia) deciso a priori. Esempi: MMA, Muay Thai, Boxe, Kickboxing, Judo, BJJ.
[tweetthis hidden_hashtags=”#artimarziali”]Arti marziali. Quale scegliere per iniziare?[/tweetthis]
Scegliere l´una, l´altra o le altre ancora? Non dipende affatto dalle arti marziali, ma da voi: cosa state cercando? Che tipo di praticante siete o volete essere?
3 risposte
Ottimo articolo… molto veritiero ed esaustivo…
Mark, questo articolo non mi piace, sai che ne ho apprezzati molti altri ma questo proprio non ci riesco.
Lo trovo superficiale ed in alcuni casi anche fuorviante.
1) “training onesto” nel Wing Chun e nel Krav Maga? Purtroppo non sono daccordo.. se un soldato israeliano si allena a disarmare coltelli o pistole “forse” può avere un senso, la guerra e guerra e qualche cosa bisognerà pur inventarsela ma se ad allenarsi è una casalinga o un impiegato dopo 8 ore di ufficio io parlerei più di scuola per aspiranti suicidi.. Quindi training “poco onesto” sopratutto sulle aspettative vendute e la mancanza di contatto con la realtà. Lasciamo stare il WC/WT sarebbe troppo lungo il discorso.
2) “Arti marziali interne” sarebbe forse più corretto chiamarle “pratiche interne” più che arti marziali e non servono per imparare a lanciare un’onda energetica ma per trovare un equilibrio tra mente e corpo, cosa molto utile e sottovalutata.
3) in un articolo che scritto per aiutare a scegliere una pratica mi sembra molto scorretto prendere evidentemente le parti di una o dell’altra, esprimendo giudizi personali.
Ti faccio notare, tornando al punto 1 del mio discorso, che quello che scrivi delle arti marziali tradizionali “cit. apprendimento di un movimento a vuoto, fuori dal combattimento, per poi applicarlo contro un compagno che simula un aggressore” è pari pari quello che si vede in una lezione di krav maga, che il WC/WT è forse più corretto inserirlo tra le arti marziali più che nei sistemi di autodifesa..
Mi fermo qua per non scrivere troppo ma ce ne sarebbero molte altre di cose da dire, come un esempio su tutti che in tutte le pratiche citate nell’articolo si applica un allenamento onesto e costante e se lo scrivi solo sotto ad una di esse la gente potrebbe maleinterpretarlo.
PS
se vuoi combattere come jet li nei film è proprio il moderno che devi fare, visto che anche lui è praticante di questa disciplina
Ciao, sono Mark Bonifati:
PREMESSA) a meno che non si disponga di una bibliografia con articoli inerenti a prove sperimentali convalidate ed accettate dalla comunità scientifica, non si può parlare MAI di oggettività. quindi qualsiasi cosa si scriva senza quel genere di fonti, è necessariamente sottintesa la soggettività, ovvero che si tratti di un’opinione e non di un ipse dixit. quindi c’è poco da “male interpretare”: da questo punto di vista, anche la tua risposta è identica al mio articolo.
1) Se le persone non sono oneste, non lo è l’allenamento. Una volta messe da parte le persone disoneste, quando uno crede nel proprio sistema lo allena in maniera onesta: non lancia onde energetiche per difendersi, ma prende una persona a pugni per difendersi. inoltre nell’articolo è ben specificato: ONESTO non è quando dici che quel che fai ti difende, ma che quel che fai cerca di minimizzare le probabilità di soccombere. la possibilità è più in alto della realtà.
2) puoi chiamarle come vuoi, ma le “pratiche interne” prevedono EVIDENTEMENTE applicazioni e pretese in difesa personale. tu forse no, ma loro e chi le pratica, parecchio.
3) rimando alla premessa
ritorno tuo al punto 1) se dico di fare un corso di Krav Maga e faccio il calcio a farfalla, non è l’ articolo che ha un problema, ma io che non ho le idee chiare. uguale se invece del calcio a farfalla metti una forma.
PS): Jet Li non combatte, recita. se vuoi recitare, devi fare moderno. se vuoi combattere, no.