Le arti marziali tradizionali si differenziano dagli sport da combattimento perché affondano le radici prima nella filosofia e poi nel "gesto sportivo". L´allievo di un maestro di arti marziali impara come prima cosa il rispetto. Per il maestro stesso, ma anche per i compagni, il luogo di pratica, l´arte, gli avversari, le regole ed anche per se stesso.
Senza rispetto non esistono le arti marziali tradizionali (e neanche quelle moderne).
Se il rispetto costituisce la radice delle arti marziali, la reciprocitá ne è la linfa. Si rispetta il maestro che a sua volta porta rispetto ad ogni allievo, i compagni, gli avversari ed in generale per la complessitá di un´arte che quando rispettata si dona completamente all´artista.
Il rispetto reciproco stabilisce l´equilibrio naturale della socialitá artistico-marziale.
Rispetto: Sentimento e atteggiamento di riguardo, di stima e di deferenza, devota e spesso affettuosa… (Treccani).
Se richiamiamo dal nostro immaginario la figura che tanto ci è cara del Maestro orientale, illuminato custode dello stile, che insegna solo ad un numero selezionato di allievi, lo troviamo sicuramente calato in gesti lenti e quasi solenni, con poche ed utili parole a caratterizzare le sue spiegazioni, immerso nella stima e deferenza devota ed affettuosa dei suoi studenti.
È importante notare che senza i sentimenti degli allievi il quadro sarebbe privo di colori. A cosa servirebbero i gesti senza qualcuno che possa ammirarli, le parole senza orecchie che le ascoltino, la conoscenza senza qualcuno che la possa recepire? A cosa servirebbe un palcoscenico senza pubblico?
Le arti marziali sono lo studio e l’applicazione delle migliori tecniche di relazione umana.
L’artista marziale "vero" prima di arrivare ad applicarsi nello stile si cimenta nell’apprendimento di una serie di metodi utili ad esprimere se stesso.
Deve imparare a comportarsi nel kwoon, capire come relazionarsi con l’insegnante, scoprire i propri limiti, quelli dei suoi compagni e quelli dello stile. Se desidera essere un insegnante che possa essere chiamato "Maestro" deve imparare a trasmettere ció che ha imparato e deve diventare capace di relazionarsi con tutti i suoi allievi e con altri Maestri (con e senza M maiuscola).
Chi studia arti marziali tradizionali non è nuovo a tali concetti. Li avrá sentiti migliaia di volte, detti in mille modi diversi. Qualunque sia la disciplina praticata mastica da sempre il tema del rispetto reciproco condito con quello dell´umiltá, purtroppo in acuni casi poi lo sputa.
I sintomi del rigetto sono diversi, ma per notarli sono necessari una buona capacitá di autocritica, altra attitudine distintiva del "vero" artista marziale, ed il coraggio di dare ascolto al proprio istinto. Quante volte ci rendiamo conto che "a pelle" qualcosa non torna? Ecco… tale sensazione è l´istinto che ci parla, quell´istinto che spesso ha ben chiaro ció che la razionalitá fatica a vedere.
Fortunatamente esistono anche molti marzialisti ineccepibili nelle relazioni umane, che alle relazioni attribuiscono importanza e riservano attenzione.
La differenza tra le due tipologie di artisti marziali è la differenza tra due tipologie di persone. A quale categoria appartenere è una scelta individuale che dipende da diversi fattori. Indipendentemente da quest´ultimi ognuno di noi sistema il "rapporto umano" in una posizione specifica della propria classifica di valori in modo conscio, e successivamente vive le conseguenze della scelta, spesso senza rendersene conto.
Proprio come nella arti marziali, ogni combattente ha le proprie tecniche e le applica nel modo che ritiene maggiormente utile al proprio scopo. Esistono colpi efficaci anche se non proprio "puliti" e stili di lotta che non contemplano nemmeno la minima irregolaritá. Ci sono artisti marziali che rispettano i propri avversari e persone che gli avversari li temono. In tutti i casi si deve fare i conti con la propria idea di "relazioni umane": non si possono dimenticare, nelle arti marziali e nella vita.