Arti Marziali e Sport da combattimento: dove sta la vera marzialità?

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Trovo molto curiosa questa differenziazione che esiste tra arti marziali e sport da combattimento. Certo, sulle prime è ovvia, ci viviamo dentro e come per tutte le cose in cui "galleggiamo" quotidianamente non c’è poi molto da dire. Io però sono uno di quei tizi a cui piace guardare bene dietro alle cose e questo porta a soventi riflessioni solitarie. Alla fine più che alle risposte si giunge a formulare meglio le domande. Da qui nasce poi il dialogo con chi si fa la stessa domanda, con chi se la fa diversa e da un altro punto di vista, con chi non se la fa e da qui comincia a farsela.
La mia riflessione è dunque la seguente: qual è la differenza tra arti marziali e sport da combattimento ?
La risposta ovvia la citiamo giusto per nomea, dato che mi interessa il dialogo con voi lettori di Kung Fu Life. Si può dire che le arti marziali si basano sullo studio di un sistema tradizionale volto al benessere psicofisico e al raggiungimento di abilità inerenti alla difesa personale in situazioni di pericolo senza restrizioni da regolamento. Ovvero: è contemplata la morte, quindi qualcuno insegna anche ad uccidere. Non erano le arti “della guerra”, “marziali”? Quelle degli eserciti e dei monaci guerrieri?
Invece gli sport da combattimento si prefiggono di formare atleti che si allenino in modo da poter sostenere un ipotetico incontro, un combattimento in cui esistono delle regole, a volte anche solo minime. Non è dunque contemplata né la morte né l’uccidere, sono gare legali e la legge non lascia liberi gli assassini (almeno non dovrebbe). Quindi alcuni colpi sono proibiti: genitali, ginocchia, occhi, nuca, etc.
La mia riflessione “dietrologica” e le mie domande si basano però su alcune convinzioni che albergano in gran parte della popolazione marziale. Frasi che ho sentito spessissimo e che riassumerò adesso così:

1) «Mi sono rotto di fare forme e forme ad applicazioni. Vado a fare Thai Boxe, voglio imparare a combattere»: un mio vecchio collega di studi nel Kung Fu.
2) «Se vuoi imparare a difenderti non devi fare arti marziali, ma sport da combattimento: lì fai solo combattimento»: un leit-motiv del web.
3) «Le arti marziali devi farle perché ti piace, perché ne hai passione, non tanto per difenderti. Fuori basta un pugno, e poi oramai ci sono le armi»: un mio vecchio amico praticante esperto, quando io ero all’inizio.

proiezione ring

Via con qualche riflessione. Queste frasi implicherebbero necessariamente alcune posizioni.
1) dunque le arti marziali non insegnano a combattere?
2) Allora cosa fai nelle arti marziali che non fai negli sport da combattimento o viceversa?
3) Allora come e dove si impara quel pugno? Se per caso vivo in un quartiere difficile e volessi sentirmi più sicuro, dovrei prendere il porto d’armi?
Le perplessità aumentano se penso a qualche altra frase che ho sentito nel corso della mia esperienza, alcune anche da Maestri con la M decisamente maiuscola:

1) «Gli allievi devono capire che il Kung Fu è difesa personale pura, non si tratta di combattere ma di neutralizzare l’avversario immediatamente»: un grande Maestro italiano.
2) «Le arti marziali tradizionali sono molto difficili: queste cose servivano per uccidere»: un altro grande Maestro italiano.
3) «Qui in palestra lavoriamo per imparare a sopravvivere, quindi supponiamo che il nostro avversario voglia ucciderci. Per questo non andiamo per il sottile: via ai colpi proibiti e potenzialmente letali»: un altro grande Maestro italiano.

Riflessioni:
1) quando uno neutralizza subito l’avversario, non vuol dire che sa combattere così bene da far durare il combattimento solo qualche secondo?
2) le arti marziali sono quindi ciò che devo studiare per non farmi uccidere o farmi fare del male per davvero?
3) se dobbiamo essere così letali da non preoccuparci delle conseguenze legali della nostra autodifesa, non vuol dire che la situazione è uno scontro seriamente estremo?

dalla cina con furore

Sono un po’ confuso: non capisco cosa dovrei studiare. Sembra che si possa imparare a difendersi in un tempo molto più breve con gli sport da combattimento, rispetto alle arti marziali. Niente forme, impari subito i pugni. Però qualcun altro dice che sono proprio le arti marziali l’apoteosi del saper combattere: in Cina i guerrieri le praticavano uccidendo per non morire.
Dove risiede allora la realtà della difesa personale? Cosa significa “combattimento” (mi sono occupato di un intenso lavoro etimologico nella rubrica Colpi di Pensiero del numero 5 di Kung Fu Life, per chi volesse dare un occhiata)?
Una interessante ipotesi: il combattimento si divide in sportivo-regolamentato e totale-non regolamentato. A ben vedere, però, questo ci dice poco: quale devo studiare per difendermi? Forse si tratta di tempi di apprendimento: il combattimento sportivo ti consente di imparare a difenderti molto prima rispetto al combattimento totale. Certo: sempre che si sia d’accordo che le arti marziali siano proprio il combattimento totale-non regolamentato. C’è chi dice che il surplus che esse hanno rispetto agli sport da combattimento sia di natura etica, morale, ideologica, culturale. Eppure se andate a dire ad un pugile serio che la vostra arte marziale ha i valori più profondi rispetto alla sua boxe, vi dice che non è affatto vero: la sua boxe ha un passato, un’origine, un’etica, un rispetto per l’avversario, un decoubertiniano spirito di competizione. Ha ragione: i vostri valori non sono migliori o più profondi, sono solo orientali mentre i suoi sono occidentali. Quindi secondo me non si tratta di un surplus di questo genere.
Ritorniamo all’ipotesi tempo: con gli sport da combattimento impari a difenderti prima. Ma allora scusate: i guerrieri dell’antica Cina non potevano fare qualcosa del genere? Avevano per caso tempo da perdere per imparare a combattere e difendere quindi la patria, la vita del proprio popolo? Possibile che ci volessero 15-20 anni per formare un guerriero sufficientemente abile?
Si dirà: «va beh, ma lì si allenavano tutti i giorni». È vero: oggi i corsi di arti marziali s fanno circa 2 volte a settimana, e alcuni anche 1. Per forza ci vuole tempo. Anche gli sport da combattimento hanno una frequenza simile, ma essendo più essenziali e diretti si arriva prima all’obiettivo.
Quindi il tutto sembrerebbe suggerire che non abbiamo tempo e quindi per raggiungere alcuni obiettivi (la difesa personale efficace) dobbiamo “accontentarci” di una disciplina come uno sport da combattimento che sia più veloce da apprendere. Ma tradiremmo lo spirito sportivo decourtiniano per cui l’importante è partecipare: un sport da combattimento è appunto uno sport, mentre in strada accontentarsi di partecipare potrebbe significare morire.
Tempo fa rima con impegno. Sarà mica questo il punto? Ovvero: se uno non ha tempo, non può o non vuole impegnarsi stile monaco dell’antica Cina, per forza è meglio che faccia boxe. In 3 mesi impara a tirare al sacco, mentre in un’arte marziale impara giusto quale è la destra e quale è la sinistra.
Un sospetto: viviamo in un mondo dove il detto orientale «minimo sforzo, massimo risultato» viene confuso con un neo-aforisma per cui «impegnarsi poco, pretendere molto».
La via del guerriero è faticosa: se non vuoi allenarti a dovere, non è colpa delle arti marziali se non impari a difenderti.

23 risposte

  1. Ciao Mark,
    interessante articolo, come sempre.

    Il primo e più importante punto è che per me dire pratico “Un’Arte Marziale” e dire che pratico “Il KungFu” non è la stessa cosa. Non conosco il significato della prima affermazione ma conosco ormai bene il significato della seconda.

    Il KungFu non è nato e non è stato concepito esclusivamente per l’applicazione marziale. Se non si è daccordo su questo, quanto dirò di seguito potete saltarlo.

    L’obiettivo più importante del KungFu tradizionale, per come ho imparato io negli anni, non è quello di formare un combattente ma quello di cercare di formare un uomo (o un donna per altro!) nel senso Taoista del termine.
    Per raggiungere questo scopo un vero praticante deve perseguire lo studio dell’Arte del Combattimento, deve studiare la parte Medica del KungFu (Agopuntura, Digito-pressione, etc…), deve imparare il Chi Kung Medico (per migliorare la salute) e il Chi Kung Marziale (per migliorare il combattimento) e deve anche studiare altre Arti apparentemente meno importanti come la Calligrafia, la Pittura a Pennello (collegata al Chi Kung e all’Arte Marziale) o qualsiasi altra forma di cultura (I Ching, Feng Shui, etc…) insegnata però con il metodo tradizionale Taoista e collegata al resto del KungFu che si pratica in modi differenti a seconda dello stile.

    Per questi motivi, per quanto io stesso ritenga “nobile” l’arte della Boxe (fatta come la facevano una volta) o per quanto sia apprezzabile la capacità tecnica e fisica di chi pratica gli sport da combattimento, con tutto il rispetto personalmente non metterò mai queste discipline sullo stesso piano del KungFu.

    Ci sarebbe da parlare in maniera molto più approfondita del commento che ho fatto ma, come da mia abitudine, vorrei commentare riguardo al combattimento partendo dalla saggezza cinese giunta a noi in vari modi… so che darà fastidio a qualcuno 😉

    “Difficile è vincere, facile è sopravvivere.”
    “La vittoria è come una bolla di sapone, bella a vedersi, ma priva di contenuto.”

    A mio parere con questi due detti si riassume la principale differenza tra il modo di combattere che dovrebbe contraddistinguere il praticante di KungFu da chi pratica uno sport da combattimento “per vincere” o quantomeno per “mettersi alla prova”.
    Non entro neanche nel merito dell’efficacia dei singoli combattenti e/o stili, sappiamo tutti benissimo che la preparazione, l’efficienza e l’efficacia di un combattente può cambiare molto a seconda dello Stile che pratica, del Maestro da cui ha appreso e dalla sua personale capacità e dedizione (duro lavoro).

    Poiché questo approccio al combattimento è, alla radice, così marcatamente differente, non cambiano solo i “punti” che un praticante di KungFu si allena a colpire, ma cambia anche il modo in cui si difende e persino la tattica stessa del combattimento. Ovviamente condivido appieno che il combattimento (sottolineo) va praticato.

    Detto questo, ci sono diversi sport da combattimento che sono in grado di soddisfare più che adeguatamente le necessità di difesa personale di una persona senza che debba dedicare la vita a un’arte complessa come il KungFu, e (ahime!) in molti casi il KungFu non riesce neanche a dare gli strumenti di base per difendersi.

    I motivi dell’insuccesso del KungFu (quando di insuccesso si tratta) sono diversi, ma più o meno sono quelli che hai giustamente citato. Queste osservazioni senza nessuna pretesa, come dicono gli americani, sono i miei “5 centesimi” sull’argomento. 😉

    Un saluto.

    1. Il tuo commento, oltre che essere espresso in modo esaustivo, chiaro ed obiettivo mi trova completamente d’accordo.

    2. Sono d’accordo anche io con te.

      SUl primo punto, anche io credo che il Kung fu abbia dentro tanto altro oltre alla difesa personale. Infatti ho scritto recentemente dei post sulla psicologia, il sentirsi vivere del praticante. il proprio rapporto spirituale con l’arte etc etc etc.

      il presente post voleva focalizzarsi sull’aspetto strettamente marziale del kung fu, che è però uno fra tanti. d’accordo con te che sia proprio la strateguia a essere diversa.

      lo spirito profondo del post è questo: non conta se stai su un ring o no. per imparare a difenderti devi allenarti tanto. questo perchè il fatto che le arti marziali “non servono” non è che un alibi per chi vuole fare il guerriero senza stancarsi troppo. è facile dire “vabbè, è che i pugili imparano prima e combattono sempre”. non c’è alcuna ragione per non farlo anche noi, invece di trovare scuse.
      infatti non sopporto per niente quelli che fanno così e nemmeno i signori “come noi non fa nessuno”, “facciamo solo noi sul serio a combattere con il kung fu con colpi mortali, schiaffi, cinquine in faccia, colpi allo stomaco e senza protezioni”. se poi ci guardi, se non metti un guantone o quantomeno un guantino giocano solo al gioco di Bruce contro Chuck al Colosseo. spesso chiusi solo nella loro scuola, dove per forza si è efficaci. aprire le porte agli SDC è molto importante, a mio avviso

  2. Per parafrasare il qualche volta bistrattato Bruce Lee: “se vuoi imparare a nuotare buttai in acqua e non sulla sabbia”
    Avendo la mentalità aperta, anni fa ho provato parallelamente al kung fu a frequentare dei corsi di sport da ring, sono USCITO dalla palestra amica e sicura… L’esperienza è stato di sicuro positiva poichè ci si scontrava con una realtà con pochi fronzoli e con avversari che non seguivano i tuoi schemi e che non sono collaborativi. Quindi si ritornava ad allenarsi nelle arti marziali con la mentalità del fighter che purtroppo si è persa con il passare del tempo.
    Solo la mia opinione.
    Buon Allenamento a tutti.

    AL

    1. perfettamente d’accordo, continua a lasciarci le tue opinioni anche se non pratichi direttamente kung fu! le basi marziali per combattere non si trovano però a mio avviso solo nelle forme

  3. Ciao a tutti
    Io sono un ex Aikidoka , conosco poco il kunfu , ho praticato un po’ il Bagua , sono d’accordo con l’ Articolo e i commenti suddetti, porto la mia modesta esperienza affermando che: le basi marziali kata forme e stile che si voglia e’ necessario impararle prima di entrare in un ring o gabbia, per essere un albero forte si ha bisogno di robuste radici. Saluti

  4. Salve a tutti
    Complimenti per il blog, potrei esprimere una mia opinione e contribuire al dibattito.
    Ci sarebbe tanto da dire , la parola arte marziale porta con se regole non solo tecniche e comportamentali ma sopratutto di vita. Lo sport da combattimento e’ agonismo tecnico fisico con regole ben precise. Le due cose Arte e Sport sono talmente diverse che si incrociano raramente, indubbiamente per un fighter aiuta avere delle basi marziale ma non e’ indispensabile. Saluti a tutti

    1. Concordo sul fatto che il fighter non abbia necessariamente bisogno di basi artistico-marziali, soprattutto se pensiamo a sport come l’MMA o le discipline di difesa personale da strada.

  5. Ho praticato per anni Aikido e poi, per gioco, mi sono allenato con un amico che faceva lotta libera da pochi mesi. Abbiamo deciso di combattere insieme, seppur con la dovuta cautela, e il risultato non è stato esaltante, per me: ogni tre secondi venivo proiettato a destra e a manca (leggi sbatoccato a terra!). Anche quando puntavo tutto sulla forza bruta venivo, comunque, sbattuto di quà e di là con una facilità disarmante, in barba ai tanti insegnamenti avuti. Dopo mesi di inattivita, in parte dovuti ad una crisi d’identità marziale, mi sono iscritto in una palestra di MMA. L’impatto è stato molto forte, ma positivo: allenamenti duri, tanta preparazione atletica, studio di tutte le istanze del combattimento (striking, lotta in piedi, lotta a terra e Ground and Pound), sparring a non finire, gare a contatto pieno (seppur con le protezioni, nel mio caso, visto che non sono mai passato al professionismo) e, soprattutto, nessuna riverenza nei confronti dell’istruttore di turno, come invece avveniva prima, e avviene ancora comunemente, in molte palestre di arti marziali tradizionali. Ciò che ho capito in questi anni non è molto, ma sicuramente importante:

    1. Le forme non servono a combattere. Se fossero importanti, e potessero dare un valore aggiunto, i combattenti professionisti, come quelli dell’UFC, penso che sarebbero i primi a farle.

    2. Lo sparring, nonché l’ausilio dei colpitori (pao, pads, guanti da passata, sacco…) è indispensabile, indipendentemente da ciò che si pratica;

    3. La preparazione atletica è semplicemente fondamentale. Senza fiato e senza una buona base muscolare, non si va da nessuna parte.

    5. Non tutto ciò che è “tradizionale” è perfetto. La scienza applicata allo sport si evolve costantemente e avere il coraggio, nonché l’onestà intellettuale, di ammettere che alcuni aspetti riguardanti arti marziali con storie millenarie potrebbero essere obsoleti, è sicuramente segno di maturità e razionalità;

    6. Quella dei colpi proibiti “che non posso usare altrimenti ammazzerei pure Tyson ai tempi d’oro” è ormai una scusa bella e buona per non confrontarsi.

    Poi, che dire, nel 2013 tutta questa differenza tra sport da combattimento e arti marziali tradizionali proprio non la vedo. Affermare che le seconde si occupano di combattimenti reali è fuorviante. Se è vero che lo sport è caratterizzato da un regolamento è altrettanto vero che chi sposa la suddetta teoria, in genere, non ha mai tirato un pugno in vita sua e il primo pugile professionista, seppur acerbo, gli spegnerebbe tutte le lampadine nel giro di dieci secondi. La difesa personale è una cosa seria, ma anche quella, oggi, si è discostata dalle forme e dai rituali.
    Oh, nessuna polemica da parte mia, sia chiaro. Sono qui per confrontarmi e lo faccio con la massima onestà.

    Paolo

    1. I praticanti di MMA tecnicamente sono molto scarsi, tranne guarda caso quelli che vengono dalle arti marziali cosi dette tradizionali, karate (Georges St-Pierre), judo-sambo (Andrei Arlovski, Ronda Rousey) oppure discipline uniche, come il k1 per esempio e anche li molti praticanti di K1 hanno un passato nelle arti marziali vedi Semmy Schilt e tanti altri; questi di fondamentali cioè kata ma anche Kihon ne hanno fatti a palate e guarda caso sono tra i più forti, tra l’altro non capisco che fate tutto il giorno voi di MMA, ma non studiate per esempio nel pugilato, gli spostamenti dei piedi, non fate il pugilato allo specchio, oppure nella lotta libera non studiate le basi tecniche, poi capisco perché tecnicamente siete cosi scarsi.
      http://www.alexdandi.com/2014/03/molti-fighter-pro-di-mma-non-fanno-piu-sparring-ma-nessuno-ve-lo-dira/
      Comunque ti sei risposto da soli, ora che fai MMA hai un allenamento da agonista, prima nell’Aikido probabilmente ti allenavi poche ore alla settimana.

  6. ricordatevi che è l’uomo a fare l’arte non l’arte a fare l’uomo…. io pratico sanda e in questi ultimi tempi mi sono avvicinato al taekwondo e arti marziali miste…. è vero nel sanda ci sono limitazioni, da tutte le parti ci sono… bruce le aveva praticato il kung fu ed è stato lui a imparare anche gli altri stili e unirli nel suo sapere marziale… tutto cio ritorna nella frese ke ho scritto all’inizio

  7. Buongiorno a tutti,mi chiamo Luca e vorrei esprimere un mio personale giudizio in merito,anche se dopo un anno e passa dalla pubblicazione del post :-).
    Premetto che sono un amante di entrambi,poichè continuo ricercare in entrambi le varie peculiarità. Arrivo ad aver la risposta che non esisterebbe a parere mio il dividere e differenziare,ovvero,è raro ma le arti marziali sono tutto,ogni singolo aspetto che “siamo abituati” a dividere ,ma è anche giusto dividere sport da arte marziale,ovviamente. Vedo le arti marziali a 19 anni di pratica quasi e continua ricerca,che nom esiste il meglio o diversità,esiste il maestro che fa la differenza,starà a lui comprendere che arte marziale è composta da due lati,ma che si uniscono insieme. Vedo un po le forme,le applicazioni,le armi come una fantastica torta,il combattimento e difesa come l’assaggiarla. A mio parere esistono pro e contro in entrambi,chi pratica solo forme per un intera vitaportando cinture di variegato colore,a mio avviso non sta seguendo la via delle arti marziali,di conseguenza parlo di chi segue arti marziali cinesi,giapponesi,filippine,coreane etc che vede solo il combattimento e solo la difesa,poichè reputa le forme inutili,ecco è affermando che sono inutili che qui non si è capita l utilità,perdere il valore dell’arte tradizionale sarebbe un vero peccato,poichè dai nostri nonni come dalle antiche arti possiamo ottenere i valori etici ,e parlo di arti marziali di ogni parte del mondo , occidentale o orientale. Termino con il dire che tt è essenziale,dipende dal maestro che cosa vuole trasmettere,la completezza nelle arti marziali è un fattore importante. Personalmente vedo le forme come un “bacchettare” il mio corpo e portare la “pace” dove vi sta la “guerra” ovvero dentro di noi. Anche un modo utile per allenare il corpo e tt gli aspetti del medesimo,oltre ad essere una meditazione in movimento,una sorta di guerra senza guerra,di combattimento senza combattimento per orientarmi in quell’angolo chiamato “pace” e rispetto per gli esseri umani,ma di conseguenza non evito e non smetto di amare e concepire il combattimento come sorta di libertà,per completare..

  8. La via marziale,essendo che si tratta di cio,altrimenti faremmo basket o altri sport. Il combattimento porta il concetto di no-mente,le strategie e il continuo adattarsi,poichè è qui che si vede se ciò che studio nell’arte marziale ha valenza o no,anche se si tratta di aver usato le forme come mezzo per affilare principali caratteristiche utili per un concetto di difesa,combattimento,forme etc. Le tradizioni per finire,sono cio che ci rimane come ancora di ricordo,di etica,di moralità e radici,ricordando e rispettando gli antenati e antichi maestri,tenendo vivo il fuoco…il combattimento deve essere un gran bel modo per abbracciare la totalità ,per rendere MARZIALE la nostra pratica. ci vuole equilibrio e completezza,oggi non ci dobbiamo preparare per affrontare guerre che attaccano la nostra terra,non ce fretta,non credo nei sistemi che insegnano in pochi mesi,non credo nelle divisioni o stili,credo semplicemente nelle arti marziali e nella totalità,oltre a praticare sempre con amore e passione,con coerenza e sincerità verso i propri allievi. Saluti a tutti è un piacere vedere certi argomenti.
    Luca

  9. 1- L’aikido è una grande Arte Marziale, personalmente penso, non per offenderti, che un pò sia colpa tua
    2- L’Aikido non si può scontrare con la lotta libera poichè hanno due approcci all’avversario differenti e la lotta libera abbia qualcilosa di molto complicato da affrontare con l’Aikido, con altre Arti Marziali padroneggiate bene (anche l’Aikido stesso) avresti potuto distruggerlo con maggiore facilitá
    3- Con qualche anno di un’altra arte marziale come il Tai Chi o il Judo ed un bell’apprendimento puoi battere chiunque!
    4- Non voglio assolutamente offenderti

  10. Ottimo articolo… guarda le arti marziali sono uno stile di vita mentre gli sport da combattimento vanno bene finche il corpo c’è la fa a combattere, cmq scegliere tra i due è davvero un dilemma anche questo articolo ne parla ve lo link

  11. Vabè adesso ci sono questi nuovi guru marziali e della difesa personale, gente che si vende su internet con tanto di libri scritti di loro pugno, dove ti insegnano e ti vendono le loro verità, diciamo abbastanza banali e opportunisti.
    Oppure tutti questi maestri della domenica che hanno aperto i loro corsi di MMA per cavalcare la moda e visto che le MMA ora sono la moda del momento, hanno anche buoni riscontri di praticanti(cosa già vista anni fa con il krav maga), ma avrei molti dubbi sulla qualità dei loro insegnamenti, basta vedere i pochi successi sportivi delle MMA italiane, tra l’altro divise in micro federazioni dove ogni maestro, anzi istruttore(perché maestro è troppo tradizionale) si elegge a capofederale della sua federazione, insomma le solite furberie italiane, più fumo che arrosto, che tra l’altro uccidono anche le MMA in italia, di cui non ho nulla contro, ce l’ho con chi vende le MMA come soluzione finale, ma tra l’altro neanche le conosce e non le sa insegnare.
    Comunque su questa storia della diatriba tra arti marziali tradizionali e sport da combattimento si cavalca molto l’ignoranza dei praticanti, sopratutto di quelli degli sport da combattimento; primo di tutto come dice l’articolo non si può paragonare un amatore che si allena due ore alla settimana quindi non combinando nulla di buono(qui hanno ragione i nuovi guru marziali e della difesa personale), con un agonista che se anche è scarso si allena praticamente tutti i giorni.
    Poi che si intende con arti marziali tradizionali, per esempio lo Yosekanbudo è di fatto un arte marziale tradizionale nata negli anni 70, ma dove si combatte alla maniera delle MMA o Shoot boxing, oppure lo stesso Kudo giapponese nato dal karate Kyokushinkai, infatti un maestro di questo stile si era rotto della troppa sportivizzazione dello kyokushinkai e l’ha voluto rilanciare, con l’introduzione della boxe e poi delle proiezioni e altro, creando di fatto uno stile di shoot boxing o mma, ma sempre nato negli anni 70, gli stessi cinesi hanno rilanciato con la Sanda e anche lo Shuai jiao, insomma voglio dire che l’arti marziali tradizionali non esistono, perché normale che si evolvono e se qualche maestro insegna ancora lo stile puro di qualche secolo fanno bene a criticarlo, ma anche quello che oggi noi consideriamo tradizionale si è evoluto, per esempio c’è il karate wado ryu, nato negli anni 30 unendo il karate shotokan con il jujitsu, forse la prima MMA , oppure lo stesso Judo nato a fine 800, che non era altro che la modernizzazione dei vecchi stili di Ju jistu, ma noi li consideriamo tradizionali quando di fatto non lo sono, lo stesso Brasilian ju jitsu non è altro che lo sviluppo del judo che era lo sviluppo dei vecchi stili di ju jistu.
    Insomma da una parte abbiamo le arti marziali cosi dette tradizionali, ma che non lo sono, ma vengono fatte amatorialmente, dall’altro abbiamo gli sport da combattimento, che per loro natura vengono fatti a livello agonistico, tra l’altro la kickboxing come la shoot boxing, nascono dal karate degli anni 30, che come già detto non era già più tradizionale e oggi quello stesso stile è molto tecnico e funzionale se studiato come si deve, basta pensate che negli anni 30 i giapponesi facevano tornei di karate interstili(che sono serviti come fucina per le modernizzazioni dell’arti marzili) e spesso ci scappava il morto, ecco perché forse poi molte arti marziali tradizionali si sono perse e sono diventate “amatoriali”, perché non erano fatte per combattere sportivamente, ma per uccidere l’avversario e questo si rilegga al discorso dell’articolo quando parla di scolpire gli occhi agli avversari o dargli calci ai testicoli.

  12. La vera unica differenza..con le arti marziali storiche le prendi di brutto da uno formato in mma… FINITO!! Praticato thay e kung fu in questa successione..15 anni fa la thay modificata diciamo europeizzata era la grande innovazione nel vecchio continente e diciamo ha surclassato le tradizionali..ora l mma ha sbaragliato tutto e tutti e finiamo di dire che non sono arti marziali..le arti marziali vennero create x combattere davvero e ora le mma sono l evoluzione di tutte le tradizionali..i maestri che parlano di tradizione all’ 80%,non hanno mai combattuto a pieno contatto e fatto incontri veri ..Siamo reali tutto si evolve in qualsiasi campo niente di vecchio è più efficace del nuovo

    1. Peccato che anche in federazioni come ufc seguitano a fare il bello e cattivo tempo quelli che vengono dal karate o jiu-jitsu (compresi i suoi derivati come il judo e brasilian jiu-jitsu).
      Noi italiani abbiamo questo cattivo vizio di essere dei modaioli che seguono la moda, prima negli Usa si diceva che le arti-marziali erano finite e che il minestrone delle MMA era la soluzione, ora anche negli Usa hanno capito che è meglio studiare un po’ di pugilato, judo, karate e via discorrendo, prima di buttarsi nelle MMA, perché altrimenti senza base non vai da nessuna parte; noi italiani fra un po’ li seguiremmo e tutti di nuovo a fare pugilato e karate.
      Siamo fatti cosi.

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