Inutile puntare la sveglia a Deng Feng… per quanto vi alziate presto al mattino e indipendentemente da quanto siate stanchi dal giorno precedente, non sarà la suoneria del vostro cellulare a segnare l’inizio della vostra giornata, ma le urla degli allenamenti che già si stanno svolgendo al di fuori della vostra stanza.
Un’altra cosa a cui non vi abituerete mai è la sensazioni di dolorini articolari che lo stretching cinese lascia come ricordo a ogni praticante occidentale… giusto il tempo di aprire gli occhi e capire di essere a 10.000 km di distanza da casa e sentirete bruciare e tirare molti muscoli del vostro corpo (alcuni dei quali di cui ignorate persino l’esistenza), su tutti il bicipite femorale e adduttore ai quali i cinesi dedicano un’attenzione e una vera e propria violenza nell’allungamento quasi maniacale.
Dopo essermi vestito a strati con abbigliamento traspirante fin quasi ad assumere le sembianze di un palombaro, la classica giornata-tipo di allenamento inizia… letteralmente di corsa.
Dovrete combattere un avversario che in Italia neanche considerate, una presenza che costantemente vi accompagnerà per tutto il vostro viaggio anche e soprattutto fuori dagli allenamenti…
Allen (con la “a” aspirata, perdonate il mio cinese non accademico, ma imparato a orecchio…) Il freddo. Tanto freddo. Freddo umido, freddo spesso ghiacciato… freddo, freddo, freddo… quel freddo che ti entra nei polmoni e nelle ossa e sembra non volerti abbandonare mai.
Così inizia la seconda puntata del reportage Allenarsi in Cina, scritto da Giaime Ganau, che è possibile leggere sul numero 4 di Kung Fu Life.
Il racconto di due mesi passati in Cina per apprendere il Sanda, un viaggio caratterizzato dalle difficoltà di ambientazione causate dalla lingua, dall’igiene e dal clima freddo, ma anche dal grande fascino delle scuole di Kung Fu, dei luoghi mistici e dell’incontro con la cultura che in noi amanti e praticanti di Kung Fu suscita sempre forti emozioni.
5 risposte
Bravissimi
Vorrei imparare l arte marziale