I secchi pieni d´acqua appesi ad un bastone da appoggiare sulle spalle e via su per scale con infiniti gradini che portano all´ingresso del tempio. Le gambe legate ben salde alle sbarre orizzontali e il corpo a testa in giú a raccogliere con una tazza dell´acqua posta in un catino appoggiato a terra per poi versarla in un catino posto all´altezza delle gambe. O ancora passaggi da una posizione di base all´altra da eseguire in equilibrio su pali alti un paio di metri. Questi ed altri esercizi caratterizzano l´allenamento di un kungfuista tradizionale cinese.
Un allenamento che ricerca la perfezione attraverso l´estremo, un allenamento che richiede costanza, perseveranza, determinazione e tempo, perché l´addestramento cinese antico non va di fretta, non pretende risultati immediati, bensí duraturi. Il corpo va costruito e curato come un tempio, un mattone alla volta e cominciando dalle fondamenta che devono essere solide. L´allenamento estenuante ha lo scopo di fortificare il corpo, la mente e lo spirito con un processo che necessita un´applicazione costante, giorno dopo giorno.
[tweetthis hidden_hashtags=”kungfu”]#allenamento #orientale vs allenamento #occidentale. È sempre Kung Fu?[/tweetthis]
Riscaldamento, stretching, posizioni di base, oppure jab e diretto allo specchio o sui focus/pao. La sequenza della forma di turno ripetuta qualche volta per poi proseguire nello schema o magari quale Ji Ben Gong per assimilare una o due tecniche specifiche. Nelle palestre occidentali, a parte rarissime eccezioni, non si vedono grossi catini colmi d´acqua da colpire a palmo aperto o pieni di sabbia per infilarci ripetutamente le dita mentre si sta in posizione ma bu. Il "nostro" allenamento è piú snello, spogliato di tutta una serie di esercizi tradizionali che probabilmente non ci possiamo permettere. È una questione di tempo. I corsi di Kung Fu Tradizionale occidentali sono frequentati da persone che durante il giorno devono lavorare e portare avanti una serie di impegni quotidiani che concedono solo qualche ora settimanale alla pratica dell´arte marziale. Non si riesce a percorrere la stessa strada di un monaco Shaolin.
Ma allora anche noi facciamo Kung Fu?
Nell´ambiente marziale è sempre viva la diatriba relativa al confronto tra moderno e antico, Oriente ed Occidente. La teoria che afferma il vero Kung Fu si puó imparare solo andando in Cina contrapposta all´idea che i principi non hanno confini e si possono comprendere ed assimilare ovunque.
Sergio Iadarola, noto maestro di Wing Tjun, è un agguerrito sostenitore dello studio in terra natia, come ha ampiamente illustrato nell´intervista che ci ha rilasciato qualche tempo fa.
Ma se l´arte deve essere imparata nel suo luogo d´origine significa che deve essere allenata con i metodi di allenamento tradizionali. E tutti coloro che in Cina non ci possono andare e si allenano nelle occidentali palestre? Non stanno praticando il vero Kung Fu?
Se siamo liberi di adattare le tecniche di allenamento alla quotidianitá occidentale siamo anche autorizzati ad adattare le tecniche marziali?
Se tre ore di ma bu in equilibrio su due pali di 3 metri di altezza possono essere sostituiti con sessioni intense di squat, allora possiamo estendere il concetto anche a tecniche e principi, o l´adattamento occidentale vale solo per l´allenamento?
Oriente ed Occidente sono profondamente differenti ed il Kung Fu prova ad accorciare le distanze, che tuttavia non potranno mai essere annullate e di conseguenza l´arte si pone al centro. Forse potremmo farlo anche noi, cosí saremo in grado di cogliere il buono a destra come a sinistra e non solo per ció che riguarda l´allenamento.
2 risposte
Sergio Iadarola è Maestro (Sifu) di wing chun o wing tsun.
Come si legge dal suo sito (http://sifusergio.com/): Hi, I’m Sifu Sergio, founder of the IWKA (International Wing Tjun Kung Fu Association)…