Mesi dopo il Festival dell’Oriente tenutosi a Massa Carrara, per cui Kung Fu Life ha pubblicato sul blog tantissime videointerviste con alcuni dei nomi più importanti del panorama marziale internazionale, voglio riportare qui alcune voci da me raccolte con la vecchia carta e penna. Le voci di chi non è stato filmato, ma ha dialogato comunque con Kung Fu Life e quindi con tutti voi. Anche la loro voce ha contribuito alla nostra crescita e non deve restare muta. Soprattutto perché di discipline non cinesi e completamente diverse dal Kung Fu: è importante sapere come gli altri ci vedano.
Mi sono permesso di riadattare le loro frasi mantenendo però un tono dialogico, proprio per avere l’impressione di ascoltare per davvero le loro voci. Sono stato il più oggettivo possibile e fedele ai miei appunti e alle loro parole. Ecco dunque la voce di chi c’era insieme a noi.
M° Paola Geminiani, scuola Tao Tè Chia, Capoeira Ruada de Sol.
KFL: «Salve Maestro, ci stupisce vedere ad una manifestazione di arti orientali anche un’arte brasiliana. Come mai qui?»
PG: «Beh, noi viviamo la Capoeira come una vera e propria arte, e in quanto tale è una crescita di tutto l’essere umano: corpo, mente, spirito e qualsiasi altra cosa esso possa essere. Di solito si vedono scuole che ballano sulla una base di un CD. Ecco, secondo noi il CD è qualcosa di troppo esterno, non partecipativo all’arte. Preferiamo quindi suonare noi, e va da sé che i musicisti sono una parte integrante del tutto proprio come i praticanti. Noi non lottiamo né danziamo, la Capoeira è semplicemente…la Capoeira! Giocosa, divertente, felice: ed è così che noi vogliamo praticarla».
M° Simone Urbani, scuola Tao Tè Chia, Kung fu Sistema Polinesio.
KFL: «Maestro, in cosa consiste questo Sistema Polinesio? È un sistema di difesa personale?»
SU: «Si tratta di un modo di praticare il Kung Fu sicuramente affacciato alla difesa personale e alle applicazioni, ma non esagererei a tenere così ferme queste distinzioni. Voglio dire che la teoria e la tecnica non sono il vero cuore della difesa personale. Ne sono solo un mezzo. È ovvio che più un’arte si basa sulle acrobazie, meno risulta adatta al combattimento. Una volta che però entriamo nel mondo delle arti tradizionali, vediamo che in realtà le distinzioni sono soltanto per i nomi: alla fine se andiamo a fondo si tratta sempre della stessa cosa, cioè l’arte marziale. Per imparare a difendersi o a fare del male per non farsene fare, basterebbe frequentare un bar americano di Harlem. Non è questo il nostro scopo. Attraverso lo studio del movimento noi cerchiamo di alimentare la fiducia dell’allievo in se stesso, e relativamente ad una ipotetica aggressione sarà quel sangue freddo a servirgli molto più della tecnica. La vera efficacia la ricerchiamo nel conflitto con noi stessi, che sarebbe la più grande vittoria per un artista marziale. Stimo molto il lavoro che discipline come il Krav Maga o il Systema russo fanno sulla difesa personale da strada, ma credo che valga la pena non dimenticare ciò che le arti marziali veicolano e da sempre hanno veicolato».
Elite Krav Maga, organizzazione per la diffusione del Krav Maga.
KFL: «Buongiorno, perché una disciplina israeliana ad un festival di arti orientali?»
EKM: «Il krav maga non è un’arte marziale, non ci sono maestri o cose del genere. È un metodo di combattimento volto alla reale sopravvivenza in situazioni di pericolo estremo. È proprio la vita l’unico valore che il Krav Maga vuole preservare: per questo non ci sono l’etica e i valori delle arti marziali».
KFL: «Ci sono però molti maestri che sostengono che le arti tradizionali siano decisamente efficaci. Per esempio nel mondo del Wing Chun e in quello del Jeet Kune Do lavorano molto sull’efficacia e la sopravvivenza».
EKM: «Si, quelle sono arti più pratiche. Il problema però è il tempo: il Krav Maga deve rendere una persona capace di difendersi in circa tre mesi, mentre per combattere con il Wing Chun servono anni. La nostra mentalità presuppone che non ci sia tempo da perdere di fronte al pericolo. C’è da dire che però conosciamo poco il mondo del Kung Fu».
KFL: «Quindi se ho capito bene c’è una differenza proprio a monte, di valori e mentalità. Quali sono i termini con cui descriverebbe allora il Krav Maga?»
EKM: «Beh, direi: brutto da vedere, non si basa su movimenti ma su reazioni. Non è affatto un’arte, non esiste alcun rispetto per l’avversario perché secondo la nostra opinione egli vuole davvero ucciderci».
Colpisce moltissimo la differenza di opinioni che esiste nel mondo delle arti marziali e che in queste parole emerge chiaramente. Si cresce però sempre con il confronto.
Una risposta
Devo dire che mi sono molto piaciute la seconda e la terza risposta. Quelli del krav maga hanno detto bene, la loro non è un arta ma un sistema di difesa duro e crudo, e per loro il fine è la difesa personale, punto. non c’è benessere del corpo, non c’è lavoro interiore di crescita personale, non c’è l’etica del rispetto, del sacrificio, dell’umiltà.
Mi sento molto in linea con la seconda risposta: se il fine unico e ultimo fosse quello di sapersi difendere basterebbe imparare a far male, senza tutto lo studio del movimento del corpo che richiede così tanta attenzione e dedizione; l’arte marziale è divenuta nel tempo molto più di questo, il combattimento (che va comunque studiato, questo è certo) è per me solo uno dei mezzi con cui cresciamo fisicamente e mentalmente, almeno io la vedo così.
Per chi vuole solo ed esclusivamente fare autodifesa ci sono sempre gli sdc o centinaia di corsi appositamente creati.